venerdì 24 dicembre 2010

acqua

Acqua scende, acqua copre.
Acqua nei piedi, nelle scarpe, negli stivali.
Acqua nei bicchieri, acqua nei piatti che lavi.
Acqua sempre, sempre acqua.
Acqua che lava acqua che uccide.
Acqua che assomiglia all'acqua.
Acqua che non vorrebbe essere acqua.
Acqua che vuole diventare neve, ma la terra ha caldo.

Acqua che lava, acqua che pulisce, acqua che libera.
Acqua che manda via tutto.

Acqua che aspetta, acqua che si ferma,
acqua che rompe,
acqua che asciuga,
acqua che lava per pigrizia.
Acqua che non è più acqua.

Acqua che scende dai tuoi occhi.
Acqua che ha sbagliato.

Acqua che sarà per sempre sola...
perchè acqua che fa paura...
perchè allontana...
perchè è acqua e come tale scende, rovina, pulisce e sparisce.

giovedì 23 dicembre 2010

ci sono storie...


Ci sono storie che si raccontano seduti a letto
e parlano di vecchie dai capelli dorati e giovani con occhi spenti.
Di lupi solitari e gruppi di formiche intente a salvare la propria casa.


Di mondi che non si vedono ma che si pensano quando la sera cammini
ad occhi chiusi assaggiando il vento.


Ci sono storie di uomini e donne che non sono mai diventati grandi
e che hanno vissuto in terre sconosciute coperte di neve rosa e bagnate d'oro.


Ci sono le storie più belle del mondo quando ti siedi a gambe incrociate sulla terra umida di un bosco,
chiudi gli occhi e apri le orecchie.
Quando senti tutti i rumori e tutti gli odori, quando la tua pelle si fa anserina,
ma rimani immobile e questa sensazione ti piace…
la spingi al limite.


Le storie più belle le ho sentite in montagna,
davanti ad un fuoco, all'aperto oppure dentro un rifugio.
A tutte le età.
Le ho sentite raccontare da una vecchia che abitava in una valle sopra il lago di Como,
vicino a Colico.
Le ho sentite raccontare da mia zia di quasi 90 anni
e di quando andava in bicicletta a scuola, ed era giovane ed era bella.
Le ho sentite da mio padre che mi ha raccontato della sua gioventù in scarpe piccole,
ma alla moda.


Ho sentito le mie storie lette dalla mia voce.
Ho ascoltato le mie storie che non ho ancora scritto.
Di scarpe rosse che diventano farfalle.
Di bambini nati grandi e morti appena nati.
Di un coccodrillo che sa quando salvarti dalle meduse.
Ho conosciuto un pirata affascinante, ma ladro.
Un panettiere figlio di un principe.
Una stella che non vuole cadere.
Animali che non sono animali.



Ho visto delle marionette fatte in gommapiuma
prendere vita dentro un quadro tutto verde.


Nelle storie chi ti tradisce lo fa per onore.
Chi ti loda lo fa per paura.
Chi ti ascolta non ha orecchie
e chi ti parla non ha bocca.


Ho visto un albero diventare struzzo,
con il cervello nelle radici e i piedi a forma di foglie.


Ci sono storie che devono ancora essere inventate…
ce ne sono tante, tante e sempre di più.


Chissà quando riusciremo a scriverle...


Nel frattempo la neve copre e la pioggia bagna.

lunedì 20 dicembre 2010

acqua



Quello che mi hai fatto vedere oggi è stato illuminante.
Le molecole dell'acqua che prendono forma in base a quello che sentono,
alla musica, alla parole che si dicono.
Mi hai ricordato che siamo fatti d'acqua al 70 per cento.

Quanto semplice e doveroso è, allora, pensare bene degli altri, parlare bene agli altri,
ascoltare e far ascoltare buona musica
far si che gli altri facciano lo stesso con noi.
Nel nostro corpo in questo modo si creano dei disegni affascinanti,
dei cristalli preziosi dai colori freddi.
Si congelano per un attimo le emozioni regalandoci così solo il meglio delle stesse.
Si formano delle piccole opere d'arte che generano solo bellezza, tranquillità, pace, silenzio.

Basta così poco, una parola, un gesto, un sorriso non travisato,
non male interpretato e tutti si potrebbe respirare a fondo, fino in fondo.

Siamo perfetti se vogliamo!

giovedì 16 dicembre 2010

I piccoli piaceri della vita. A francesca...

Oggi si è definitivamente chiuso il mio e il tuo capitolo,
amica cara...amica di lacrime, risate, bevute.
Con te ho condiviso la meraviglia del progetto, delle foto, dei travestimenti.
dell'arte negli alberghi adibiti a gallerie, nei musei dove abbiamo pianto di fronte a Frida, di Barcellona che ci aspettava.
Con te ho sognato un lavoro, uno studio...con te ho diviso dei dolori che solo tu sai.
Oggi, domani e fra 10 anni saremo qui, forse a ridere, piangere, sicuramente a bere un bicchiere di vino.
Forse avrai un bambino o una bambina e mi chiamerà zia, come già ho sentito fare altre volte.

Ruggero ci sarà ancora...piu' grigio di adesso.
Si è chiuso un capitolo intenso, fatto di noi...e quello che è rimasto sono
due donne che stanno ancora crescendo e forse cresceranno sempre...
due donne curiose, che si scontreranno con l'intensità che solo due come noi sanno fare
perchè amiamo la vita, la verità, l'amicizia, l'amore.
Due donne che crederanno sempre che la vita va avanti nonostante tutto e tutti, la vita va avanti piena di cose da scoprire, di libri da leggere di occhi da guardare... e non ci sarà mai nessuno che ce la toccherà più e se lo farà userà piume di pavone e ci regalerà bottoni colorati, passamanerie e disegni.




martedì 14 dicembre 2010

...una bambina in scadenza...

"Perciò io che sono una bambina in scadenza, penso:
a) che i grandi non hanno nulla da insegnarci;
b) che sarebbe meglio se noi prendessimo le decisioni, e i temi scolastici contro la guerra li scrivessero loro;
c) che dovrebbero smettere di fare i film dove la giustizia trionfa e farla trionfare subito all'uscita del cinema.
Ebbene si, sono polemica."


uomo nero
uomo nero....
sto giocando o è tutto vero?


S.B

lunedì 13 dicembre 2010

Lucia

Esiste un attimo per cui vale la pena un ricordo..
Un momento che puo' ripetersi, mai all'infinito, mai come prima.
È un profumo, un silenzio, un paesaggio, 
un figlio maschio e due figlie femmine, sono le stelle?
Il mare? La montagna?

Un attimo... 
esiste un attimo, che cambia la vita, cambia il respiro, che cambia tutto.

E tu rimani fermo a fissare qualcosa che non ha importanza, 
a parlare con qualcuno che nemmeno ascolti, 
a far credere di essere chi non vuoi diventare.

Esiste un attimo che qualche volta fa piangere e spesso fa sorridere.


Esiste un attimo per cui non vale la pena un ricordo.

Delle volte puo' essere anche lontano... il ricordo...
qualcosa successo da bambini, uno sguardo, una parola, o qualcosa di più.

E quell'attimo cambia tutta una vita.
Fa cambiar rotta alla tua canoa.
Ti fa diventare una persona che forse non dovevi diventare.
E chi saresti stato?
Chi saresti diventato?

Ti cresce dentro, quell'attimo, come un fiore tropicale.
Come una quercia centenaria.

Qualche volta il ricordo di quell'attimo se ne va, si copre con lenzuola di sorrisi e amici e affetto e fantasia e musica e canzoni e vino e feste e parole e genitori e fratelli e colleghi e passanti.
Poi ritorna, come torna il silenzio, torna l'attimo...
e quando è fermo, ti guarda da dentro...
ti vede da fuori.

Allora esiste un attimo che qualche volta fa sorridere, ma spesso fa piangere.

Ma non ne vale la pena... Lucia...
è meglio tornare all'attimo precedente...
e sorridere!

giovedì 9 dicembre 2010

1.43

Sei addosso come una coperta gelida.
Sei pesante come un sasso da portare.
Sei fastidioso come una scarpa troppo stretta.
Sei noioso come un discorso senza senso.
Sei sempre intorno come la pioggia di questi giorni.
Sei logorante come un senso di colpa.
Sei il peggiore dei miei amici.

Sarai per sempre mio.
Desiderio.

Quando ti avrò soddisfatto
tornerai ad essere lo stesso ingiusto
dittatore di prima.
Sarai accanto a me come un bastone per un vecchio.
Sarai la prigione quando vorrò aria.
Sarai il mio padrone quando cercherò libertà.
Sarai il mio migliore amico.
Sarai mio per sempre.


...e poi arrivano loro...
e tutto cambia...
tutto si placa...
l'acqua rientra nel bicchiere
i lacci delle scarpe si allentano
le porte si aprono
e le bocche finalmente si chiudono




"Perché nessuno possa dimenticare di quanto sarebbe bello se,
per ogni mare che ci aspetta, ci fosse un fiume, per noi.
E qualcuno - un padre, un amore, qualcuno - capace di prenderci per mano e di trovare quel fiume - immaginarlo, inventarlo - e sulla sua corrente posarci, con la leggerezza di una sola parola, addio.
Questo, davvero, sarebbe meraviglioso. Sarebbe dolce, la vita, qualunque vita.
E le cose non farebbero male, ma si avvicinerebbero portate dalla corrente,si potrebbe prima sfiorarle e poi toccarle e solo alla fine farsi toccare.
Farsi ferire, anche. Morirne. Non importa. Ma tutto sarebbe, finalmente umano.
Basterebbe la fantasia di qualcuno - un padre, un amore, qualcuno.
Lui saprebbe inventarla una strada, qui, in mezzo a questo silenzio,
in questa terra che non vuole parlare.
Strada clemente, e bella. Una strada da qui al mare."
A.B.

lunedì 6 dicembre 2010

di corsa

Se ne stava seduta sulla sedia color turchese della sala da pranzo, con la testa all'altezza delle ginocchia, pronta ad allacciarsi le scarpe.
Quella mattina un fremito l'aveva attraversata dalla nuca fino al fondo schiena.
Avrebbe aperto la porta infilando le chiavi nella toppa, l'avrebbe richiusa dietro di lei, avrebbe indossato il berretto di lana leggero e poi di corsa, percorso la strada chiusa prendendola alla sua destra.
Avrebbe...
attraversato il ponte con i vecchi mulini, passando di fronte al rocchettificio e alla chiesa protestante da dove uscivano tutte le domeniche canti africani e dato un'occhiata veloce alla comunità di 15 gatti sul ciglio della strada, vicino al campo di stoppe ghiacciate.

Come tutte le mattine il paesaggio era lo stesso, scandito solo dalle stagioni che lo rendevano piu' o meno piacevole. 
Aveva iniziato a correre per un motivo abbastanza comune alle donne occidentali. La corsa è il metodo migliore per buttar giù quei chili di troppo che per qualche strano motivo sono sempre di troppo. 
Il maggiore dei fratelli, fisico atletico e grande oratore, le aveva consigliato di assumere un atteggiamento nei confronti della corsa, legato ad una meditazione induista. 
Confusa, ma molto determinata, fece sue quelle sagge parole. 
Ma si sa bene che tra la teoria e la pratica esiste un oceano fatto di pesci buoni e cattivi. 
Così la sua incostanza che la rendeva spesso vulnerabile e dunque attaccabile caratterialmente, 
fece si che tutti i consigli legati ad un sano e buon modo di vivere, diventassero a parole, la sua più forte medicina.
La pratica era diversa. La pigrizia la possedeva. Il mancato senso di stima per se stessa, le rendeva difficile intraprendere qualsiasi azione prolungata nel tempo. La determinazione nella sua vita, era sempre stata regalata ad altri: amici, amanti, genitori. 
Per se stessa non aveva mai dedicato quel tempo necessario che l'avrebbe per così dire, elevata ad uno stato di grazia superiore... superiore anche al motivo fraterno del come intraprendere un percorso con le scarpe da ginnastica ai piedi.

Ma quella mattina fu diverso.
Allacciate le scarpe si fermò per un attimo appoggiando i gomiti sulla tavola di formica nera e le guance tra le mani. 
Stava pensando.

Ne venne fuori che se avesse voluto intraprendere un percorso per se stessa doveva cambiar strada. Doveva scegliere un altro giro. Vedere se altre vie gli proponevano un paesaggio gradevole alla vista, semplice da percorre e non pericoloso. Doveva con costanza capire quale terra faceva per i suoi piedi.
Pensò diverse soluzioni. Sapeva che uscita dal cancelletto di legno scuro e ferro color fumè non sarebbe andata a destra. Avrebbe girato lo sguardo verso sinistra e puntato come una lince il fondo della via. Attraversato la strada, in curva nel posto dove da bambina le dicevano essere pericoloso. 
A quel punto avrebbe potuto scegliere: diritto, lungo una piccola strada di campagna attraversata ai lati da due fossati ghiacciati; destra verso la città dove velocemente poteva raggiungere le mura del cimitero e ritrovarsi a percorrere un selciato fatto da poco, ordinato, pulito, ben tenuto. Oppure a sinistra verso borghetti squallidi e tristi, con fabbrichette orafe di bassa estrazione, logore e ammuffite.

Comunque aveva delle alternative.
E questo la gratificava.

Ma le alternative non bastano a rendere possibile un desiderio.

Infatti, tornando alla sedia color turchese della sala da pranzo, ai gomiti appoggiati al tavolo nero di formica e alle guance tuffate nelle mani ormai un po' fredde, ho la certezza che da quella posizione non si sia ancora mossa. ù
Sta ancora li... ad aspettare immobile, con i gomiti informicolati e gli stampi delle mani sulle guance, nella testa mille idee e viaggi, colori e disegni, parole e canzoni; ho la sensazione che stia aspettando che dall'alto arrivi la voglia fatta in carne ed ossa... che si sieda vicino a lei e che dopo uno schiaffo deciso, la prenda per le orecchie e la catapulti in strada...

Vediamo se un giorno di questi trovo il tempo per andare a trovarla...

martedì 30 novembre 2010

un altro regalo


1 dicembre 2010.
finalmente è morta.
Così mi han detto.
Così vogliamo.

Ultimo programma:
Vieni via con me.

Canzoni ascoltate:
Impressioni di settembre
Amandoti
Il testamento di Tito

“Ma adesso che viene la sera ed il buio
mi toglie il dolore dagli occhi
e scivola il sole al di là delle dune
a violentare altre notti...”


risposta ad una persona interessante

Credo che le cose si cambiano e si possono cambiare.
Credo che una casa fredda sia facilmente riscaldabile.
Credo che un cuore freddo sia difficilmente riscaldabile.
Credo che bisognerebbe avere il coraggio di affrontare le proprie paure.
Credo che le proprie paure siano spesso dei muri insormontabili.
Credo che quei muri possano essere superati solo se si è almeno in due.
Credo nella calma, nel silenzio e nella solitudine.
Credo di odiare la solitudine anche se fa parte della mia vita.
Credo di odiare la mia casa perchè carica di ricordi spiacevoli.
Credo che riuscirò ad amare la mia casa quando farò entrare più sorrisi.
Credo che il silenzio fatto apposta sia una perdita di tempo.
Credo nel silezio fatto di parole non dette ma capite come tali.
Credo nelle persone che amo.
Credo di poter conoscere altre persone.
Credo di potermi fidare di altre persone.
Credo che una stufa sia molto bella perchè malinconica.
Credo al fuoco, perchè non smetteresti mai di guardarlo.
Credo che mangiare sia molto bello.
Credo che parlare sia vitale.
Credo di essere felice.

lunedì 29 novembre 2010

I regali di oggi

Un caffè offerto con un sorriso
Un complimento al momento giusto
Un pranzo veloce a casa di amici, con amici
Parole di conforto e sorrisi di speranza
Un saluto veloce attraverso una tastiera bianca
Una voce che ti definisce un'onda, un mare calmo

Un consiglio come questo:
Nessuno può contemplare la propria immagine specchiandosi nell'acqua che scorre; 
è nell'acqua a riposo che si può riuscire a scrutare se stessi.

...l'empatia e la compassione...

E il mio grazie dopo aver riletto queste cose...

venerdì 26 novembre 2010

neve

Il davanzale della finestra della sala questa mattina era tutto bianco. Fiocchi soffici e lenti stanno scendendo mossi dal vento. I rumori sordi dalla strada entrano nella mia casa attutiti, non come ogni giorno. Ho un tonfo al cuore, un misto di vera gioia e malinconia. Il campo del signor Giuseppe è spolverato di bianco, i broccoli della vecchia Maria si stanno congelando e questo li renderà più buoni. Osservo un fiocco, lo seguo con gli occhi e mi accorgo che il vento freddo ne sposta la direzione perpendicolare. Lo faccio una, due e anche tre volte. Mi gira testa.

Questa mattina i Beatles mi accompagnano; entrano nella mia camera, rifanno il mio letto, raccolgono i miei vestiti da terra e li ripiegano, ma non hanno molta voglia di metterli nell'armadio.
Mi accompagnano in lavanderia al piano superiore; caricano una lavatrice, dosano il detersivo giusto per un lavaggio a 30 gradi, scendono le scale...il caffè è pronto.

Lo bevo.

Apro la finestra e accolgo un fiocco di neve sul palmo della mano.
Si scioglie lentamente e diventa una goccia e scende
come la lacrima che piango finalmente per me.

È un'ottima giornata.